Nonostante Wear OS (all’epoca Android Wear) è stato uno dei primi (se non il primo) sistemi operativi per smartwatch, ad oggi sono pochi i dispositivi di questa categoria che lo adottato. Di seguito trovate la mia personale idea ed esperienza sul Sistema Operativo Werable di Google.
La principale azienda a parer mio che ”cresce” mantenendo Wear OS è Fossil, nota azienda produttrice di orologi “classici”. Fossil “produce” smartwatch anche per altri noti marchi come Diesel, Michael Kors, Armani ecc… tutti con a bordo Wear OS.
A spostare un po’ l’attenzione dall’OS di Google, sono ovviamente altri competitor come Samsung e Huawei (per citarne due), hanno equipaggiato i propri indossabili con un sistema operativo proprietario: Tizen per la casa coreana e Lite Os per la casa cinese. Entrambi questi due nuovi OS, hanno avuto un grande impatto nel mercato Wearable, perchè permettono una maggiore autonomia e questo vuol dire non dover caricare l’orologio ogni sera, reattività e fluidità maggiore nei vari menù e hanno funzioni più o meno simili a quelle offerte dalla controparte Google.
Cosa offre Wear OS e perchè sono pochi i produttori che lo utilizzano?
Secondo il mio parere Wear OS è senza dubbio il più completo: offre numerose funzioni, gestione di più notifiche, gran numero di applicazioni disponibili (grazie al PlayStore) e compatibilità con iOS anche se con alcune limitazioni.
Uno dei punti deboli, se non il più critico di Wear OS è l’esoso consumo di batteria che costringe la ricarica ogni sera. E questo non è per niente comodo. Altro punto a sfavore è la scarsa fluidità dell’intero sistema, soprattutto appena si accede l’orologio: è macchinoso, si “inchioda” e per questo dovrete attendere qualche minuto prima di utilizzarlo. Dopo una prima fase iniziale le cose migliorano ma qualche lag ogni tanto compare ancora.
La mia “esperienza” personale.
Il mio primissimo smartwatch è stato un Fossil modello FTW4003, che faceva parte della 3° generazione di questi smartwatch. Venne sostituito quasi subito da un Michael Kors Grayson (come detto sopra fa parte del gruppo Fossil) appartenente sempre alla 3° generazione. Il dispositivo montava Wear OS nella versione 1.0 che venne rimpiazzata nel giro di poco dalla 2.0, aggiornamento tanto atteso dai possessori. Questa versione andava ad introdurre qualche nuova funzione ed a colmare qualche bug.
Come detto poco sopra, ogni qualvolta accendevo il MK Grayson nel fine settimana (si lo spegnevo durante la settima perchè mi è impossibile indossarlo al lavoro), non potevo toccarlo per almeno un minuto. Come se avesse bisogno di “carburare” (passatemi il termine) prima che fosse operativo.
Lo indossavo il Sabato pomeriggio e alla sera era a circa il 55/60% di autonomia residua, costringendomi a ricaricarlo per riuscire a coprire tutta la giornata di Domenica.
Buona la stabilità di connessione sia con iPhone che Android. Poche volte mi capitava che si disconnetteva per qualsivoglia motivo e non segnalandomi più le notifiche.
Nel corso dell’anno di utilizzo sono arrivati alcuni aggiornamenti, che hanno portato la versione di Wear OS alla 2.6. Nonostante ciò la fluidità è rimasta tale e quale al primo giorno. Dopo un anno ho deciso di cambiare modello e prendere un nuovo smartwatch della nuova generazione. Cosi approfittando dei saldi di gennaio, ho acquistato il Diesel Full Guard 2.5 (sempre con Wear OS).
Non mi accorsi subito che fosse il modello di 4° generazione e dalla 3° Gen. non c’era molta differenza, tranne che per l’aggiunta del sensore del battito cardiaco, del GPS e del NFC per i pagamenti con Google Pay.
Ritornai alla gioielleria dove l’avevo acquistato ed ho effettuato il reso. Sono passato alla 5° Gen, prendendo un Michael Kors Lexington 2.
Ora vi state chiedendo cosa cambia di cosi importante dalla 4° alla 5° Generazione? Cambia il cuore di questi smartwatch. Il processore che passa da un Snapdragon Wear 2100 con 512 MB di Ram a un Snapdragon 3100 con 1GB di Ram. Processore meno energivoro che punta al miglioramento dell’autonomia. Il gigabyte di Ram invece, ne migliora la fluidità. Per il resto mantiene tutte le caratteristiche delle generazioni precedenti. Questo modello nello specifico integra un altoparlante e un microfono, utilizzabile sia per rispondere/sentire i messaggi vocali che per rispondere alle chiamate in stile James Bond.
Devo dire che con questo nuovo processore le cose vanno decisamente meglio. L’unico segno di impuntamento l’ho avuto durante la configurazione iniziale, dove stavo svolgendo più operazioni contemporaneamente. Poi tutto è filato liscio come l’olio.
Anche per l’autonomia ci sono stati miglioramenti. Se prima indossando il MK Grayson di 3°Gen, dalle 8.00 di mattina alle 21.00 di sera ci arrivavo con il 10/12% di batteria residua, con il MK Lexigton 2 di 5°Gen ci arrivo con circa il 20%.
Tenendo in considerazione che su quest’ultimo modello è sempre attivo il sensore del battito cardiaco (rilevazione ogni 5 minuti), l’NFC per i pagamenti e il GPS. Fossil ha poi introdotto una sorta di risparmio energetico (questo anche nelle generazioni precedenti con gli ultimi aggiornamenti) che permette un autonomia di più giornate (io ne faccio 2) limitando alcune funzionalità secondarie dello smartwatch.
Parlando di parco applicazioni Wear OS vince a mani basse contro Tizen ecc..; esistono svariate app da scaricare direttamente dal smartwatch attraverso il Play Store. Per citarne qualcuna, potete trovare Telegram dove potete gestire come sullo smartphone le vostre chat, Maps che mi è stato molto utile nel mio viaggio a Firenze dei giorni scorsi, Deezer, Ebay, Messenger e tante altre.
Venendo al dunque e tirando le somme, se qualcuno mi chiedesse se vale la pena acquistare uno smartwatch Wear OS oggi, risponderei sicuramente di si. Ovviamente scegliendo uno di ultima generazione per i motivi sopra citati.
Spero che questa mia “esperienza” vi sia piaciuta e vi abbia aiutato a comprendere che Android Wear non è “morto”, anzi… con l’introduzione del nuovo processore Snapdragon e qualche accorgimento gli è stata donata nuova vita. Fidatevi che se sceglierete un dispositivo Wear OS non ve ne pentirete.
Sul nostro canale IGTV @Tuttoinformatico troverete un brevissimo video che mostra la fluidità di Wear OS sul Lexigton 2.